Pia Confraternita di
MISERICORDIA DI RAPOLANO TERME


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LA MISERICORDIA DI RAPOLANO NEL XX SECOLO

La Misericordia di Rapolano Terme è stata costituita nel 1864 e fa parte della Confederazione Nazionale delle Misericordie d’Italia, la più antica organizzazione di volontariato sorta nel mondo.
Fin dalla nascita i principi dell’Associazione sono stati sempre improntati alla fratellanza e alla solidarietà verso il prossimo. Intorno agli anni 50 con il radicale cambiamento del modo di pensare e di vivere di tutti gli italiani, anche la nostra Confraternita di Misericordia, viste le mutate esigenze della popolazione pensò di acquistare la sua prima ambulanza; e fu così che da quella prima ambulanza siamo giunti ai giorni nostri, quando la nostra Associazione è divenuta uno dei dodici siti del servizio 118 della Provincia di Siena.
Le nostre attività improntate ai principi della fratellanza e della solidarietà verso il prossimo, sono in campo sanitario, sociale e di protezione civile ed è in questa direzione che da anni stiamo investendo le nostre risorse umane ed economiche.
Con l’aiuto dei volontari e di contributi da vari istituti, nel tempo ci siamo dotati oltre che di locali per la sede e per i servizi sociali e sanitari, anche di n°4 ambulanze tutte dotate delle più sofisticate apparecchiature per la rianimazione e con medico a bordo; possediamo 2 pulmini adibiti a servizi sociali con i quali trasportiamo i dializzati al centro dialisi di Siena e persone alle case di riposo di Asciano e Rapolano. Organizziamo per gli anziani di queste case di riposo frequenti gite allo scopo di farli sentire meno soli, inoltre vengono effettuati servizi di consegna spesa e quant’altro necessario per soddisfare le esigenze delle persone più deboli.
I servizi di protezione civile sono svolti con un Land Rover e con un carrello a rimorchio con ilquale forniamo i pasti alle comunità colpite da calamità (interventi nel terremoto in Umbria, interventi in Albania a favore dei profughi Kosovari e in occasione del Giubileo dei Giovani a Roma). Possediamo una Fiat Punto con la quale si effettua il trasporto dei flaconi di sangue per tre volte alla settimana da Rapolano a Siena e una Fiat Multipla, completa delle più moderne attrezzature mediche, adibita ad auto di Soccorso Avanzato e a trasporto organi. Trasportiamo settimanalmente i donatori di sangue del gruppo Fratres di Rapolano al centro emotrasfusionale di Siena. Abbiamo un carro funebre per dare sepoltura ai nostri confratelli/sorelle. Infine possediamo una Chiesa (Santa Maria delle Nevi) in cui abbiamo iniziato interventi di restauro.
Le Notizie sull'archivio della Misericordia sono veramente scarse, non essendo stato fatto mai prima d'ora un inventario, perlomeno come oggi è inteso. Abbiamo trovato un'unica nota, con la quale F. Meocci consegnò, il 12 dicembre 1864, al priore della Compagnia di Santa Maria delle Nevi registri e altre carte appartenute alle Compagnie di S. Maria delle Nevi e S. Sebastiano. Un inventario, se pur sommario, fu pubblicato da Sandro de' Colli nell`Archivio Storico Italiano del 1956”.

Ci sono anche altre attrezzature sanitarie (lettini, barelle, carrozzelle, stampelle) che sono nella disponibilità gratuita di chiunque ne avesse bisogno.
La realizzazione di tutto questo è stata possibile grazie al lavoro disinteressato, gratuito che viene svolto da circa 350 volontari, 4 obiettori di coscienza e al supporto di più di mille iscritti, ed è per noi motivo di grande soddisfazione essere presi ad esempio dalle altre associazioni di volontariato, come unica nel suo genere, nella Provincia di Siena. Potendo contare su questo patrimonio di uomini e mezzi, nella certezza di ampliare e migliorare l’offerta dei nostri servizi, abbiamo aderito al progetto Siena-Soccorso e di cui siamo una delle organizzazioni fondatrici.
Queste le nostre attività principali:

  1. Servizi di emergenza territoriale con medico a bordo, per il comprensorio di Rapolano-Asciano-Castelnuovo coprendo così circa 400 Kmq di territorio e una popolazione di 17.000 abitanti; servizi sanitari, dialisi, trasporto sangue, terapie ecc. Questi servizi sono svolti con 4 ambulanze completamente attrezzate per la rianimazione.
  2. Servizi sociali: sono iniziati nel 1998 e consistono nell’aiutare tutte quelle persone bisognose di aiuto. Dal gennaio 1999 è stata stipulata una convenzione con il Comune di Rapolano per incrementare e migliorare questo servizio che consta nel trasportare disabili e persone solo alle case di riposo di Asciano e Rapolano e di andare a riprenderle la sera; nell’effettuare periodicamente gite nelle varie località turistiche per le persone più deboli, nel trasportare dette persone ai mercati settimanali, ai cimiteri per far visita ai loro cari e tutte quelle altre attività occasionali che si presentano di volta in volta.
    Trasportiamo inoltre le persone del gruppo Fratres di Rapolano e Serre al Centro Emotrasfusionale di Siena a donare il loro sangue. Questo servizio è eseguito dalla Misericordia con i pulmini di cui uno attrezzato anche per i disabili (ne può trasportare fino ad un massimo di 3 alla volta).
  3. Telesoccorso: servizio iniziato nel 1999 che consiste nell’installazione di un apparato nelle abitazioni delle persone interessate che in caso di bisogno, premendo un pulsante con il semplice movimento di un dito chiedono aiuto alla Centrale Siena Soccorso al quale è collegato; gli aiuti così saranno immediati.
  4. Servizio di consegna gratuita e nella piena disponibilità della Comunità di carrozzine lettini, stampelle.
  5. Servizio di Protezione Civile: servizio iniziato nel 1999 che prevede interventi di soccorso in occasione di calamità naturali quali terremoti, nubifragi ecc. e in corso di emergenza di massa (vedi le 2 missioni in Albania eseguite dai nostri volontari con la Colonna Mobile Provinciale Siena Soccorso); il servizio viene svolto con un Land Rover defender con carrello nel quale sono collocate 2 tende ed il materiale necessario per la fornitura dei pasti a persone colpite da calamità.
  6. Assistenza domiciliare: è un servizio di nuovissima istituzione e consiste nell’effettuare servizi a domicilio a persone sole o impossibilitate a muoversi. Questo servizio è eseguito da ragazze e da signore che con silenzio, umiltà e carità cristiana si prodigano per i sofferenti; è un servizio di altissimo valore morale e di grande valenza sociale che dovrà in un prossimo futuro essere ampliato.
  7. Valorizzazione dei documenti di archivio e degli arredi sacri: nella Misericordia vi è un gruppo di volontari che si occupa della parte storica. Dal 1994 ha iniziato a riordinare l’archivio storico il cui inventario è stato dato alle stampe nel 1997.
    Dallo stesso anno ha iniziato la catalogazione degli arredi sacri e questo volume è la migliore conclusione a cui potevano giungere, anche con l’apporto di firme celebri come quelle del Soprintendente ai Beni artistici e storici di Siena, Bruno Santi, delle funzionarie Laura Martini e Maria Mangiavacchi, nonché del nostro concittadino, anche se dimorante a Firenze, Divo Savelli e delle ragazze del laboratorio di restauro Artemisia di Sinalunga. Si spera che, in un recente futuro, di poter rendere fruibile al pubblico il nostro patrimonio archivistico e artistico . Negli anni 1999/2000 sono state restaurate tutte le tele del 1600-1800 e poste all’interno della Chiesa di proprietà della Misericordia.
  8. La nostra Associazione organizza inoltre da anni un premio Nazionale denominato “GOCCIA D’ORO” al merito della solidarietà. Un gesto simbolico che consiste nella consegna di una goccia d’oro zecchino a testate giornalistiche o a personaggi che si sono distinti nel campo della solidarietà (nei vari anni sono stati premiati personaggi quali il Generale Loi, il Prof. Ernesto Caffo presidente di Telefono Azzurro, i genitori di Marta Russo per aver autorizzato l’espianto degli organi a favore di altri e istituzioni ed associazioni quali l’Arma dei Carabinieri la Comunità di San Patrignano, quella di Bagheria di Don Salvatore Lo Bue, la Caritas Italiana, la Comunità di San Egidio, Sdebitarsi, Medici Senza Frontiere, ecc.).

Queste le “nostre attività” e in caso di necessità ognuno può rivolgersi a noi telefonando allo 0577/725537 oppure allo 0577/725295; questi numeri sono importanti anche per coloro che volendo aiutare gli altri, vogliono entrare a far parte di questa grande famiglia.
Per tutti i volontari vale solo una paga: “Iddio te ne renda merito”.

Il Governatore
Fabrizio Tofani

IL VOLONTARIATO PER LA SALVAGUARDIA DEL PATRIMONIO STORICO E ARTISTICO DELLA MISERICORDIA

Dal novembre 1994, un gruppo di volontari ha iniziato in primo l’inventario dell’Archivio e in ultimo la catalogazione di tutti gli arredi sacri di proprietà della Misericordia. Il lavoro svolto per il riordino e la successiva pubblicazione delle carte di archivio, si è protratto per ben tre anni. Gli incontri si sono svolti settimanalmente con qualche pausa estiva, causa ferie, o invernale, causa freddo eccessivo, non smorzato dalla preziosa, ma piccola stufetta a gas.

Il luogo in cui si è operato è la Sala Capitolare o delle Adunanze della chiesa della Pia Confraternita di Misericordia, dove questi volontari hanno dedicato il loro tempo libero al recupero e all’ordinamento dell’archivio e alla catalogazione degli arredi sacri. Tra polvere, umidità, disordine creativo e mai caotico hanno spulciato in modo capillare e puntiglioso tra elenchi, dati amministrativi, corrispondenze, statuti ed altro, cercando di decifrare e capire, non sempre con facilità, quanto il materiale cartaceo aveva voluto significare e tramandare.

Gustosi motteggi, bizzarre richieste, puntualizzanti resoconti, hanno fatto di volta in volta strabuzzare gli occhi, o sorridere, o rattristare chi li scovava, rendendone subito partecipi gli altri.

Tutto questo anche per dire come il lavoro collettivo di queste persone, che è stato importante intraprendere, sia stato prezioso per il recupero delle ricchezze storiche e per una migliore conoscenza delle radici della nostra comunità. Non è mancato il contributo e la consulenza di docenti universitari dell’Ateneo senese e di esperti della Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Siena. Il gruppo che ha partecipato a questa iniziativa, supportato dai dirigenti della Misericordia, spronato e incoraggiato dal Consiglio e dal Governatore, è formato da persone non addette ai lavori, nella vita quotidiana; fanno eccezione i due “capogruppo” che hanno indirizzato le ricerche, consultato gli esperti, preparato il materiale, rovistato nei libri specializzati, guidato i compagni cioè Doriano Mazzini e Cecilia Manganiello.

Gli altri componenti del gruppo sono: Marco Randellini, scrupoloso e pieno di curiosità creativa, grande dedizione, attento e modesto come non ci si aspetterebbe da un giovane.

C’è poi Anna Borelli, l’animatrice, pensionata simpatica e spigliata, capace di vedere i collegamenti appropriati tra i personaggi trovati e le situazioni attuali, in un parallelismo puntualizzante.

Si è aggregata nel corso del lavoro Maria Teresa Bisconti, che con la sua cultura è stata preziosamente collaborativa.

Per concludere, la scrivente, Ilva Attempati, che si è ritrovata ad esplorare un mondo per lei “ostico” e sconosciuto, che però ha avuto modo di apprezzare, grazie al contributo fattivo e sereno di una squadra così ben assortita.

Infine il gruppo vuole ringraziare tutti coloro che hanno contribuito con il loro aiuto a raggiungere questo grande risultato. In particolare vogliamo ringraziare Bruno Bandini che per anni ci è stato vicino dandoci consigli e aiutandoci a capire tante cose, essendo la vera mente storica della Misericordia.

Ilva Attempati

STORIA DELL'ORATORIO DELLA MISERCORDIA ATTRAVERSO I DOCUMENTI

Questo saggio ha come scopo una lettura a “tutto tondo”, la più completa possibile, delle vicende che si sono succedute in questo oratorio per ben cinque secoli. Come riporta il titolo, questa disamina avverrà attraverso la lettura dei documenti che ci sono pervenuti, e quando parlo di documenti non mi riferisco solo a quelli, a me più familiari, che sono riuscito a scovare in diversi archivi, ma anche a tutti quelli che possono narrarci un pur minimo frammento di storia, come le lapidi, gli stemmi, le decorazioni degli altari, i dipinti e quant’altro può servire ad illuminare la nostra ricerca.

«Hi(c) viri misericordiae sunt». Questa frase, posta sull'architrave della porta, avvisa i fedeli e i visitatori che stanno per varcare la soglia che li condurrà all'interno dell'antico oratorio dedicato a Santa Maria delle Nevi. Proprio questa epigrafe ci dà un primo elemento per la nostra indagine. La scritta ci ricorda che in questo luogo operano i confratelli della Misericordia. Essendo questa stata costituita con delibera del 18 dicembre 1864, detto portale deve essere stato costruito oltre tale data. Fu costruito addirittura sessanta anni dopo, nel 1929, dalla ditta Lucattelli Luigi & Figlio di Rapolano e costò all'epoca lire 2.837,50, ridotte poi a lire 2.700 avendo concesso la suddetta ditta la differenza come oblazione.
Questa manutenzione fu eseguita, certamente per abbellire la facciata secondo il gusto del tempo, anche se nella foto 2 di inizio secolo, che qui pubblichiamo, sembra di vedere un portale e una finestra ancora in buono stato. Per trovare altri lavori nella facciata bisogna tornare all'anno 1733 quando fu costruito un nuovo "scalone . messo alla porta di nostra chiesa, ed in tre pietre messe nel frontespizio di detta porta", tutto di travertino, e per i quali erano state pagate a mastro Giovanni Bindocci cinque lire.
Questa ristrutturazione fa parte di una discreta attività edilizia che portò alla costruzione nel 1870 di una stanza, l'attuale sagrestia, che prima di allora era situata nel piccolo ambiente che si trova subito dietro all'altar maggiore. La nuova stanza venne costruita sopra una capanna di proprietà della signora Maria, vedova Ragnoni, con una spesa "per muramenti", come appare nel "Rendimento di conti" di quell'anno, per ben lire 592 e centesimi 60 di moneta italiana . Una cifra consistente se si confronta con le uscite di quell'anno che ammontarono a lire 1517,89 e le entrate a lire 1949,56 . Un'altra stanza venne costruita sopra la nuova sagrestia negli anni 1893-1894, l'attuale sala capitolare detta anche delle adunanze.
Furono spesi per opere murarie, mobilia, per lavori di fabbro e stagnino lire 725,20 e altre lire 97,85 per lavori di restauro e per l'acquisto della bella parete in legno e vetri che delimita ancora oggi la piccola stanza dove risedeva la Cancelleria.

Prima di iniziare a parlare dell'interno dell'oratorio, dove ci si presenta una struttura Sei - Settecentesca, con due altari laterali e l'altar maggiore all'interno del presbiterio ancora con la balaustra , vorrei cercare di raccontare, purtroppo non sempre sostenuto da documenti, gli avvenimenti storici, che come ho già detto all'inizio, si sono succeduti in questo oratorio.
La Confraternita di Misericordia fu costituita con delibera del 18 dicembre 1864. Ma chi aveva dato vita a questa Confraternita? La Compagnia di Santa Maria delle Nevi e di San Sebastiano, riunite, e dalla congregazione di Misericordia accolta all'interno dell'oratorio sin dal 30 luglio 1843. Fin qui la cosa può sembrare semplice, ci sono i documenti che attestano questa modifica . Molto più complesso è ricercare le origini di queste compagnie. Iniziamo dalla Compagnia di Santa Maria delle Nevi, il cui oratorio è quello trattato in questo volume. Per questa vogliamo azzardare un'ipotesi che farebbe risalire le sue origini addirittura al secolo XIV .

Seguendo quanto scrive Gigliola Fragnito apprendiamo che,

Già dalla fine del Quattrocento sotto la spinta del processo di interiorizzazione della concezione preminentemente corporale della penitenza che aveva modellato la pietà delle confraternite medievali, le pubbliche flagellazioni, pur non scomparendo avevano progressivamente lasciato il posto all’esercizio delle opere di misericordia nel solco della imitazione di Cristo e la struttura stessa delle confraternite aveva subito graduali mutamenti per adeguarsi a compiti caritativi ed assistenziali, rivolti all’esterno, che, insieme ai tradizionali obblighi di mutuo soccorso fra gli iscritti, venivano raccomandati come espressioni di pietà inscindibili dalla pratica devozionale nell’itinerario che il confratello si proponeva di percorrere verso la salvezza

Nell'anno 1468, il vicario del vescovo aretino Acciaioli, nella visita pastorale alle chiese di Rapolano, annotò la presenza di un oratorio appartenente alla «societas disciplinatorum mulierum Rapolani», sotto il titolo della Vergine Gloriosa, con proprio altare «multum bene ornatum et bene fundatum». Lo stesso vicario scrisse di aver visto un privilegio concesso nel 1363 dal presule aretino Mons. Bosi, con il quale veniva permesso di «celebrare divina offitia». Inoltre gli venne comunicato che «dictum oratorium esse factum subditum alteri societati battentium virorum» amministrata da «Contes ser Aloigio de Peruginis camerarius sotietatis baptentium alborum Sancte Marie de Rapolano».
Basandosi su quanto detto dalla Fragnito, a partire dai primi decenni del Cinquecento, i confratelli di questo pio sodalizio potrebbero avere iniziato in questo oratorio un'attività maggiormente rivolta all'assistenza agli infermi, la carità ai poveri, ma soprattutto alla sepoltura dei morti e al suffragio dei defunti, attività che, a parte brevi interruzioni, con le opportune modifiche continua anche ai nostri giorni.
Valutando i documenti in nostro possesso, a me sembra che ci siano molti elementi che facciano pendere l'ago della bilancia a favore di questa ipotesi.
Nella visita apostolica condotta dal vescovo di Sarsina Mons. Angelo Peruzzi, nell'anno 1583 , a venti anni dalla chiusura del Concilio di Trento, mentre tutte le altre chiese di Rapolano avevano mantenuto il loro titolo, quella della compagnia dei «battuti» non è più citata e troviamo invece la Compagnia di Santa Maria delle Nevi, con il suo oratorio .
Secondo quanto abbiamo detto finora, l'oratorio potrebbe essere lo stesso ed i confratelli che a quell'epoca lo amministravano potrebbero aver pensato di apporre una lieve ma sostanziale modifica al titolo a cui era dedicata la chiesa.
Quello che apparentemente può sembrare un'insignificante modifica e cioè l'aggiunta al titolo delle due parole «delle Nevi» è invece da considerare di grande importanza. Infatti sappiamo che a partire dagli anni quaranta del Cinquecento iniziò, come c'informa Gaetano Greco,

…quel movimento di aggregazione delle compagnie locali alle arciconfraternite romane… Questa aggregazione permetteva alle confraternite locali di godere, in cambio del pagamento di una piccola tassa di affiliazione e di un’adeguata certificazione notarile, delle indulgenze e di tutte le grazie spirituali conferite dai pontefici alla confraternita romana di riferimento

La Confraternita di Misericordia è tutt'oggi affiliata all'arciconfraternita che si trova presso la basilica di Santa Maria Maggiore in Roma, edificata sul colle Esquilino, dove la leggenda vuole che il cinque di agosto dell'anno 364 sia avvenuta una nevicata miracolosa, annunciata in sogno dalla Madonna a papa Liberio. Anche il colore della cappa potrebbe essere un segno di continuità. Sempre bianco era quello della nuova compagnia.
Per la Compagnia di San Sebastiano purtroppo i documenti sono molto più scarsi. La prima notizia la troviamo nella visita pastorale del vescovo aretino Stefano Bonucci, nell'anno 1579, ed è ricordata come San Sebastiano e San Rocco, santi protettori contro le pestilenze, con l'oratorio posto fuori le mura di Rapolano e si governava con propri statuti . Nell'archivio della Misericordia, inventariato recentemente, lo statuto della Compagnia di San Sebastiano, dell'anno 1729, è il pezzo più antico .
A metà degli anni ottanta del Settecento, queste compagnie laicali, nel Granducato di Toscana, ma in generale nei domini degli Asburgo Lorena, vennero colpite molto duramente. L'accusa a loro rivolta era quella di allontanare il popolo dalle parrocchie, dove i fedeli invece dovevano far riferimento per i loro bisogni cultuali e di vita religiosa.
Il Granduca Pietro Leopoldo, stimolato nella sua opera riformatrice dal vescovo di Pistoia Scipione de' Ricci, con la legge del 21 marzo 1785 soppresse tutte le compagnie laicali, ad eccezione di alcune molto importanti che risedevano nella dominante, arrecando loro un grande danno, sia al patrimonio immobiliare che mobiliare, costringendole ad alienare tutti i loro beni. Ma la perdita più importante fu soprattutto quella arrecata al patrimonio artistico che queste compagnie in centinaia di anni avevano accumulato nelle loro chiese. Questo patrimonio venne affidato agli amministratori degli uffici diocesani dei Patrimoni Ecclesiastici, che dovevano assolvere alla gestione di questi beni fino a che non si fossero costituite in ogni parrocchia quelle "compagnie di Carità" che dovevano comunque sottostare al parroco del luogo .
Anche a Rapolano queste compagnie laicali vennero soppresse. Dovettero consegnare i loro registri di entrata e di uscita all'ordinario diocesano e disfarsi di tutti gli arredi, compresi dipinti e stendardi, che ridussero, in breve, gli oratori di Santa Maria delle Nevi e di San Sebastiano a due contenitori vuoti.
Queste riforme non furono certo ben viste dai confratelli di queste confraternite che si videro privare del loro patrimonio, accumulato in tanti anni di sacrifici, destinato sulla carta a finanziare le future compagnie di carità, cosa che a Rapolano non andò in porto, dato che non se ne trova traccia in nessun archivio.
Molto probabilmente queste compagnie pensate dai sovrani non soddisfacevano appieno i confratelli, in quanto come scrive Gaetano Greco,

quelle tradizionali attività caritative e assistenziali non costituivano le finalità del fenomeno associativo, bensì alcune delle sue funzioni, certo non più rilevanti e importanti di altre, come l'identificazione di gruppo, o la costruzione di legami interpersonali, o la semplice apparizione in pubblico dietro uno stendardo e indossando una cappa.

Con la partenza, nel 1790, di Pietro Leopoldo dal Granducato di Toscana, chiamato a Vienna per essere investito della Potestà imperiale, e con la condanna del Sinodo tenuto dal vescovo Scipione de' Ricci a Pistoia nel 1786, dove si era cercato di imporre alla Chiesa Toscana quelle idee gianseniste di «un ritorno al rigorismo della Chiesa primitiva» , le confraternite andarono pian piano ricostituendosi.
A Rapolano dopo lo sconquasso delle soppressioni leopoldine le due compagnie menzionate molto probabilmente non ebbero la forza di continuare da sole ed intorno al 1792 i confratelli pensarono di unirsi dando vita ad una nuova, sotto il titolo di Santa Maria delle Nevi e di San Sebastiano. Nell'archivio della Misericordia si trova infatti un libro di entrate e di uscite, iniziato in quell'anno e intestato alla nuova compagnia.
Proprio da questo libro possiamo vedere come i confratelli si dessero da fare per ripristinare al meglio l'oratorio dentro il paese, mentre quello fuori dalle mura, nel luogo denominato San Sebastiano, veniva abbandonato, divenendo, dapprima deposito, poi officina e infine civile abitazione. Furono quindi commissionati, nell'arco di quindici anni, a partire proprio dal 1792 due quadri per gli altari laterali raffiguranti San Sebastiano e la SS. Concezione, un gonfalone dipinto da entrambi i lati, raffigurante i santi titolari e uno stendardo . Per un maggior approfondimento sui dipinti rimando al saggio di Divo Savelli che seguono.

Ma non avevano terminato di adornare di nuovo l'oratorio che ancora venti burrascosi si profilavano all'orizzonte. Con l'annessione della Toscana allo Stato francese, nel 1807 Napoleone sopprimeva di nuovo queste compagnie laicali, lasciando sopravvivere solo quelle intitolate al Santissimo Sacramento, sotto attenta sorveglianza dei parroci. Ma questa volta i confratelli, forti della passata esperienza, riuscirono a non disperdere il loro patrimonio e benché fosse stato ordinato loro di consegnare i dipinti e gli arredi al parroco, gli stessi, senza perdite di rilievo, il 4 aprile 1813 vennero restituiti dall'arciprete di Rapolano, Don Giuseppe Mori . Con l'annessione della Toscana al Regno d'Italia le confraternite vennero sottoposte alla nuova legislazione (legge sulle Opere Pie del 3 agosto 1862) passando sotto la sorveglianza dello Stato, lasciando al vescovo solo il diritto di visita per correggere, eventualmente, comportamenti ritenuti non idonei. Ma queste confraternite non erano certamente ben viste, venivano dipinte come «dannose ad un culto qualunque bene inteso, perché fomentano le superstizioni e dànno luogo a scandali; ed il motivo giuridico è, che sono superflue nell'amministrazione del culto cattolico, e perciò da sopprimersi secondo lo spirito della legge del 1867» .
La legge del 17 luglio 1890 privò le confraternite del loro patrimonio che doveva essere devoluto per scopi di pubblica beneficenza e concentrarsi nelle Congregazioni di carità. A Rapolano la Misericordia era l'unica istituzione di carità e quindi nell'adunanza del Magistrato venne deliberato di fare istanza al Ministro dell'Interno affinché da confraternita fosse innalzata a Opera Pia. Nel 1892 venne scritto il nuovo statuto, che venne approvato in data 17 dicembre 1905 dal Re d'Italia Vittorio Emanuele III .
Con questo atto la Misericordia si è governata fino ai nostri giorni (l'ultimo statuto è datato 1993) e negli ultimi anni ha subito un profondo mutamento nel suo operare, anche se gli scopi sono rimasti gli stessi di cinque secoli or sono.
Augurandomi di non aver annoiato il lettore con questa digressione piuttosto lunga sugli avvenimenti storici, ma che spero serva per capire meglio che solo la tenacia dei confratelli di questo pio sodalizio è riuscita a far sì che questo patrimonio, di grande importanza per noi, non sia andato perduto, ma anzi traspare che ad ogni batosta subita è sempre seguita una sempre maggiore voglia di ricominciare.
Con qualche lume in più possiamo finalmente accingerci ad entrare all'interno dell'oratorio.

Sulla destra, passato lo spazio ove si erge la cantoria, troviamo, vicino all'altare una lapide, dedicata a Giovanni Battista Ragnoni, e posta dalla moglie Caterina Spannocchi nel 1802 . Più recenti di quella ora trattata, ma pur sempre di un altro membro della stessa famiglia, sono la lapide ed il busto in gesso di Giulio Ragnoni (foto 4), certamente un grande benefattore per meritare una collocazione così importante. Di certo sappiamo che la moglie dette la possibilità alla Confraternita di costruire l'attuale sagrestia sopra una sua proprietà, donando anche una parte dei materiali che occorsero a tale scopo. Di lui purtroppo non sappiamo nulla di più di quello che ci racconta la lapide. Sappiamo che ricoprì la carica di Governatore a Pisa e poi a Siena. Ma si stavano preparando avvenimenti infausti per lui.
Nel 1849 il Granduca Leopoldo II dopo i fatti di Roma , costretto a chiamare al governo il democratico Giuseppe Montanelli, fu consigliato ad abbandonare la Toscana per rifugiarsi a Gaeta, dove lo aveva preceduto papa Pio IX. I "moderni Catilina", i cospiratori quindi contro il potere costituito, dopo la fuga del Granduca dettero vita ad un triunvirato, formato dallo stesso Montanelli, dal Mazzoni e dal Guerrazzi, ma questo governo ebbe vita breve, infatti l'intervento militare austriaco, nel luglio dello stesso anno, riportava Leopoldo II sul trono toscano.
Giulio Ragnoni non trovandosi in sintonia con il triunvirato preferì ritirarsi a vita privata, ma con la Restaurazione dei Lorena venne chiamato a ricoprire la carica di presidente della Corte dei Conti .
Accanto a questo busto si trova l'altare di sinistra, dedicato alla SS. Concezione di Maria. L'Auditore Generale Bartolomeo Gherardini, nella sua visita fatta per il Granduca di Toscana Cosimo III, nell'anno 1676, lo aveva visto all'interno dell'oratorio di Santa Maria delle Nevi e apparteneva ad una «Congregazione di donne sotto il titolo della Concezione» . Di questo non possiamo aggiungere nulla di più di quanto già detto, in quanto ad oggi le ricerche non hanno dato alcun esito. L'unica aggiunta che possiamo fare riguarda il quadro che vi è collocato. Si tratta della SS. Concezione, dipinta nel 1802 da Francesco Feliciati. Come lo vediamo oggi è come quando l'artista lo dipinse quasi duecento anni fa, ma prima del restauro sulla testa della Madonna vi era applicata una corona in metallo e pietre, che possiamo vedere esposta ai piedi del quadro. Infatti come scrive Pietro Zovatto:

sul finire del secolo scorso non c’era santuario mariano o capitolo di cattedrale che non procedesse alla incoronazione della Vergine Maria, proclamandola regina, espletando tridui, novene e celebrando la festa con solenni funzioni e processioni

Diverso è il discorso per quanto riguarda l'altare di destra, dove per fortuna i documenti in nostro possesso ci danno la possibilità di spiegare quello che altrimenti poteva sembrare un vero enigma. Questo altare ha suscitato in me, fin da quando abbiamo cominciato a lavorare all'inventario dell'archivio della Misericordia, una profonda curiosità. Si tratta di un altare riccamente decorato, e nel "remenate" vi è decorata una "Veronica", il telo di lino con il quale la tradizione vuole che una donna ebrea, così chiamata, asciugasse il volto di Gesù durante il cammino verso il Calvario, e su cui rimase impressa l'immagine del viso del Nazareno.
Come mai questo simbolo della passione di Cristo in un altare dedicato a San Sebastiano? L'altare venne dedicato al martire Sebastiano nel 1792, quando le due compagnie, come ho già detto sopra, dopo le soppressioni leopoldine si riunirono in una sola, dedicata a Santa Maria delle Nevi e San Sebastiano. Allora a chi era dedicato inizialmente questo altare?
La prima notizia che abbiamo risale all'anno 1583. Nella già citata visita apostolica di Mons. Angelo Peruzzi, in poche righe viene così descritto l'oratorio: «.Oratorium ipsum in suis edificiis est satis decenter ornatum, et est munitum duobus altaribus, quorum maius est satis decenter .Aliud altare sub titulo S. Crucis est satis decenter .» . Ecco la risposta alla domanda che ci eravamo posti. Dalla visita apprendiamo quindi che l'altare di destra nel 1583 esisteva già ed era dedicato al SS. Crocifisso, mentre non esisteva ancora quello della SS. Concezione.

In questo altare era collocato anche un crocifisso che forse è stato individuato in quello di legno dipinto che è collocato provvisoriamente nella chiesa di San Francesco ai Piani di Rapolano. Infatti in una delibera della Compagnia di Santa Maria delle Nevi in data 23 marzo 1697 «ab incanatione», quindi il 23 marzo 1698 della nostra epoca, venne riunito il Capitolo con un numero sufficiente di trentadue fratelli, per decidere come rispondere al Molto Reverendo Girolamo Collina, Minimo Conventuale Predicatore, il quale aveva chiesto che «nella presente Quaresima in questa Terra havrebbe desiderato che nel prossimo Venerdì Santo havesse la nostra Compagnia mandato in Processione per i luoghi soliti il Miracoloso Crocefisso, che si conserva racchiuso in uno dell'Altari di questa nostra chiesa». La richiesta fu messa ai voti e trentuno furono quelli favorevoli ed uno soltanto contrario .
Nell'archivio della Parrocchia di Rapolano, che abbiamo iniziato da poco ad inventariare, si trova un libro di entrate e di uscite, iniziato nell'anno 1720, e scritto dalle camarlinghe dell'altare del SS. Crocifisso . Qui troviamo annotati i beni posseduti: «una casa con tutte le sue pertinenze posta nelle mura castellane di Rapolano» e donata da Donna Virginia Mechini, detta la Volpe, col suo testamento rogato da Ser. Francesco Bandiera e che fruttava come canone d'affitto 14 lire annue. Aveva anche venticinque scudi in contanti (=lire 175), che al momento venivano dati in prestito al Sig. Odoardo Simoncelli al tasso d'interesse del quattro per cento. Tra le spese annotate in questo libro, poche sono le notizie riguardanti lavori effettuati nell'altare. L'unica di un certo interesse è quella relativa al rifacimento "di rozzo" della mensa e gradini dell'altare, quando nel 1722 fu chiamato maestro Stefano Notari stuccatore, al quale furono pagati per la suddetta opera 24 lire, 6 soldi e 8 denari.

Prima di concludere con questo altare dobbiamo notare ancora una cosa. Ai lati di questo ci sono due stemmi. Appartengono a due nobili famiglie senesi che certamente avranno dato il loro apporto finanziario per la sua costruzione. Questi stemmi negli anni sono stati malamente ridipinti, ma comunque si capisce che quello posto sulla sinistra è della famiglia Buonsignori (fondo oro e fascia contromerlata in nero) mentre quello sulla destra è della famiglia Squarci (fondo turchino, bastone e tre stelle a otto punte in oro). Nell'Archivio di Stato di Siena, nel fondo del Concistoro ho trovato gli stemmi di queste casate che sono stati riprodotti nelle tavole a colori (tav. I e II) del presente volume . Non conosciamo purtroppo i rapporti che queste famiglie ebbero con la Misericordia di Rapolano ed inoltre su di loro ho poche ed incerte notizie. Sappiamo che Giovan Battista Squarci ottenne per la sua famiglia l'aggregazione alla nobiltà senese intorno all'anno 1573 e fu «riseduto» nel Concistoro nell'anno 1587 . Dalla Tavola delle Possessioni, un catasto voluto dal governo senese dei Nove e compilato tra il 1318 e il 1320, sappiamo che "Guccius Buonsignoris" possedeva beni nel territorio di Rapolano.

Per concludere è rimasto da trattare l'altare maggiore. Dedicato alla Madonna, se risulterà valida l'ipotesi esposta all'inizio potrebbe essere stato costruito già nel secolo XIV. Certamente come lo vediamo oggi niente sembra rimasto di quell'epoca. Purtroppo per noi i documenti non ci danno nessun aiuto. L'unica notizia che sono riuscito a trovare è del 1° maggio 1748, quando furono pagate lire 25 al Sig. Speroni stuccatore di Monte S. Savino, per l'esecuzione della mensa, gradini e ciborio dell'altare.

Voglio concludere il mio intervento facendo due considerazioni che a me sembrano importanti. Sono oltremodo soddisfatto di aver scritto in questo volume, insieme a storici dell'arte di chiara fama, in quanto tra storia e storia dell'arte è ormai impensabile concepire una separazione, una cesura, anzi è necessario che le due discipline si compendino e si confrontino, perché da una fattiva collaborazione si possono trarre solo benefici, come ho potuto constatare per questo volume. In ultimo vorrei raccomandare agli amministratori della Misericordia di conservare questo oratorio, come ci è stato tramandato, perché solo così potrà continuare a raccontarci la storia vissuta dentro queste mura. I momenti di gloria ma anche tanti momenti difficili, a partire dalle soppressioni leopoldine, quando queste Compagnie hanno rischiato più volte di scomparire. A tal proposito una testimonianza importante ci viene proprio dai dipinti posti sugli altari, commissionati dopo le soppressioni del Granduca Pietro Leopoldo, che se rimossi dal loro contesto perderebbero quella valenza storica che invece oggi possiedono.

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